Crisi ortofrutta: Coldiretti chiede intervento del Governo
Diverse aree delle province di Ravenna, Ferrara, Forlì-Cesena, Rimini, Modena, Reggio Emilia e Bologna – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – e molte di queste anche estranee agli eventi metereologici di maggio 2023 e quindi escluse dal cratere alluvionale, hanno subito una grave perdita di prodotto e la situazione per le nostre imprese agricole è drammatica.
“Sono risultate fortemente colpite le produzioni ortofrutticole, in modo particolare la frutta estiva e le pere, segnate da più campagne negative negli ultimi anni che ci hanno fatto passare da leader nelle esportazioni, a paese importatore, con il rischio di espianti e perdita di superficie produttiva. C’è bisogno di un intervento immediato di sostegno. Per le pere – dice il Presidente Prandini – le stime di produzione indicano una perdita di circa il 63%, pari ad oltre 318.000 tonnellate di prodotto in meno rispetto al 2022, 100.000 tonnellate in meno per pesche e nettarine (-10%), 50.000 tonnellate in meno, rispettivamente, per albicocche e susine, per un danno economico complessivo per le imprese di oltre 570 milioni di euro”.
“Per queste ragioni è necessario un intervento urgente, eventualmente, prevedendo ulteriori interventi a supporto, anche a mezzo di azioni quali specifici fondi destinati al sostegno della coltivazione – conclude Prandini – per ripristinare la liquidità delle aziende colpite, contrastare la perdita di speranza e l’abbandono”.
Prosegue il Direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Marco Allaria Olivieri affermando che “per eccellenze tanto regionali quanto nazionali quali la pera e, più in generale, le coltivazioni frutticole, che hanno maggiormente subito le conseguenze delle gelate del mese di aprile 2023, ravvisiamo la necessità di garantire indennizzi adeguati”. “Allo stesso tempo – conclude il Direttore regionale – è fondamentale rilanciare i consumi di ortofrutta che sono alla base della piramide alimentare, consumi che sono crollati del 15% in due anni, scendendo al di sotto dei 400 grammi giornalieri pro-capite, consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come livello minimo raccomandato di consumo, con il conseguente rischio di un impennarsi delle patologie e della spesa sanitaria nazionale”.